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Piante velenose
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Mandragora.

madragora

Nome: Mandragora officinarum

Nome volgare: madragora, mandragola.

Descrizione: La mandragora (Mandragora officinarum) è sicuramente, fra le "piante magiche" utilizzate nell'area occidentale, la più conosciuta, e la più utilizzata. Appartiene alla famiglia della Solanacee, e la sua radice, dalla forma vagamente simile a quella umana, le ha procurato la fama di "pianta magica" a partire dall' antica Grecia. Nell'epoca romana si credeva che la mandragora fosse abitata da un qualche demone; svellendola dal terreno, il demone si sarebbe risvegliato e il suo urlo avrebbe ucciso l'incauto raccoglitore. Conseguentemente si suggeriva di disegnare tre cerchi con un ramo di salice attorno alla pianta, di legarla con un filo nero e di allacciarlo al collo di un cane, in modo che il maleficio colpisse l'animale.

Le testimonianze sulla mandragora e sul suo uso medicamentoso attraverSano Ia storia delle erbe a partire dall'antica Grecia, e nella maggior parte dei casi concordano sulla sua capacità di causare un sonno profondo e ristoratore, sia che venga semplicemente posta la sua radice nella camera dove il paziente dorme, sia che venga mescolata al cibo, cotta nel vino; un'altra sua caratteristica e quella di fungere sia da afrodisiaco, in senso di stimolante sessuale dopo l'ingestione, che da amuleto atto a portare buona sorte nelle faccende amorose; in questo caso la radice intagliata secondo un modo particolare. Nota, infine, la sua capacità di "combattere" la sterilità: tanto e vero che addirittura la Genesi, uno del libri della Bibbia, ne parla.

Ma nonostante questa evidentissima tradizione, i commentatori del Genesi notano che Dio non aveva mai benedetto la mandragora, dal momento che Rachele restò sterile e solo dopo sette anni poté concepire il proprio figlio Giuseppe. Possiamo quindi immaginare la fama sinistra che la mandragora acquistô con il tempo e soprattutto nel Medioevo, periodo in cui le sue qualità vennero particolarmente apprezzate, e che vide il moltiplicarsi delle leggende sia per quello che riguarda la sua nascita, sia per la sua raccolta che per il suo uso. Nel 1518, Niccolò Machiavelli scrisse una commedia burlesca, intitolata appunto la Mandragola, in cui la tradizionale capacità della pianta di essere un antidoto contro la sterilità, e l'altrettanto tradizionale potere venefico diventano nelle mani dell'autore il meccanismo adatto a far si che Callimaco, innamorato della moglie di Messer Nicia, la bellissima Lucrezia, possa finalmente amarla. Poiché la donna è sterile viene consigliato al marito di utilizzare la pianta; ma dal momento che la donna che piglia questo antidoto diventa "velenosa", si consiglia all'uomo di lasciare che sia un altro a far l'amore con lei, per estirpare il maleficio.

Superstizioni attorno alla MANDRAGORA: Secondo alcui a causa della sua particolare similitudine con la forma umana e più che le altre piante preda del demonio, e si raccomanda quindi chi desidera consumarla di pregare prima il Signore. Secondo altri ancora, a causa della pericolosità di questa pianta non bisogna toccarla con le mani, ma legarla con un laccio ad un cane e spingere l'animale a muoversi finché non la strappi dal terreno. Altre tradizioni ancora consigliano di non toccarla né con le mani né con alcun metallo "vile". La tradizione magica occidentale abbonda di citazioni sul potere e sull'uso della mandragora; da Plinio, che e il primo a trattare ufficialmente il suo carattere antropomorfo e a suddividerla in forma maschile e femminile, a Galeno, a Lucio Apuleio, per tutto il periodo romano si trovano tracce delle capacità della pianta. B in seguito Michele Scoto, nel XII secolo, consiglia una mescolanza di oppio, mandragora e giusquiamo in parti eguali da utilizzare come anestetico durante le amputazioni o le incisioni. Anche Alberto Magno si occupa della questione, e Thomas Browne fa risalire la sua genesi al grasso degli impiccati. E tutto un discutere sulle sue proprietà narcotiche. Nell'Europa occidentale, comunque, la mandragora andò decadendo con il Rinascimento; poi l'inquisizione proibì ogni pratica di tipo magico, e la "pianta-uomo" divenne patrimonio delle streghe e della magia nera, conservando le sue caratteristiche magiche a livello popolare. In diverse preparazioni di unguenti e filtri utilizzate dalle streghe per partecipare a! Sabba, la mandragora costituiva uno degli elementi principali.

Principi attivi: (ioscina, atropina, mandragorina e iosciamina) che producono una specie di stato ipnotico nell'individuo, simile a quello riscontrabile nella fase REM del sonno, cioè quella in cui si sogna. La radice, una volta polverizzata e sciolta nel vino, in quantità di circa trenta granuli, produceva questi effetti, e la sua azione veniva intensificata con la mescolanza ad altre droghe.A chi avesse comunque usato o abusato di questa pianta, un antico codice del Cinquecento descrive la malattia ed il rimedio:


"Colui che haverà bevuto il sugo della mandragora
coi suoi frutti o la radice patirà rossezza di viso, d'occhi, stupidezza di mente et alienazione e pazzia e sonno profondo. La sua cura e prendere la triaca magna, distemperata nel vino, ma che sia subito tardargli il mangiare per un giorno e beva del vino eccellente puro e fiuti l'aceto gagliardo".


Un particolare culto della mandragora e quello diffuso in Romania, a cui Mircea Eliade nel 1938 ha dedicato uno dei suoi più interessanti studi. La matraguna (questo è il suo nome romeno) ha diverse capacità positive:serve a fare incantesimi d'amore, a far aumentare il latte alle vacche, a portar fortuna, ricchezza e prosperità; ha la capacita di guarire diverse malattie. Per i Rumeni la mandragora non nasce però dallo sperma dell'impiccato; ma la sua potenza e tale che deve esser raccolta secondo particolari rituali che variano da zona a zona, ma a differenza della tradizione occidentale non e contemplato l'uso del cane. I rituali di raccolta della mandragora e la sua utilizzazione sono differenti a seconda dell'area presa in esame. In Moldavia essa viene raccolta ad aprile e maggio, e l'operatrice deve essersi astenuta da pratiche sessuali e vestita con un abito pulito e decoroso; s'inoltra da sola nel bosco, senza esser veduta da nessuna e quando scopre la pianta la sradica ponendo al suo posto un po' di pane o un miscuglio di mais, miele e zucchero. Nella zona dei monti Apuseni la mandragora viene raccolta solo il martedi, all'alba, da due donne, a digiuno: quando trovano la pianta devono seguire un particolare rituale che consiste nello spogliarsi, nel recitare formule magiche, nello svellere la pianta con una vanga e nel mettere al suo posto pane, sale e qualche moneta. Il "prezzo della mandragora", come la chiama Eliade, èper tutti i Rumeni la condizione necessaria alla sua raccolta. Infine, a causa della sua potenzialità la pianta può essere raccolta a fine di bene e a fin di male: in questo caso le operatrici s'avviano alla ricerca della pianta sporche, mal vestite, e quando la trovano la insultano, la ingiuriano e la percuotono utilizzando una vanga ed un bastone, e alla fine recitano il seguente scongiuro:


"Eu te mu, Pe ce te iau? Pe urit flu pe placut Nici pe vazut. Cine te-o-lua Sau te-o-bea, numai cu dosu te-o-vedea Cu fata ba", che tradotto significa "io ti prenderò, ma perché ti prenderò? Perché tu possa portare odio e non piacere, soltanto per farti vedere. Chi ti prenderà, chi ti berrà, soltanto di schiena ti vedrà, mai in viso".

fonti:

Fungoceva. Agraria Erbario Funghi d'italia
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